Palazzo dei Capitani Piazza del Popolo – Ascoli Piceno
Testo della mostra Narrazioni e Metafore Sculture 1998|2016
a cura di Maria Grazia Di Filipp
Permeata da una sensibilità femminile che coniuga senza contrasti l’innata vis espressiva con la leggerezza lineare, l’arte di Matilde Mancini, superando l’angusto spazio bidimensionale della tela, abbraccia il tutto tondo della scultura per imprigionare e assieme disvelare il mistero di antichi e nuovi miti di cui si alimenta il suo pensiero.
Ecco nascere la ricerca ansiosa di una diversa dimensione esistenziale in “Frammenti di volo III”, la struggente identificazione con la natura in “Io ero un uccello”, la persistenza di un dolore in ”Una separazione”, l’erotico languore di “Resa”, l’inquietudine di un dilemma, eterno come l’uomo, nell’opera “Non alla terra né al cielo”. La scultrice riversa nella modellazione plastica la sua vicenda umana e artistica con l’intensità spirituale di chi intende condividere emozioni, pensieri e aneliti senza tuttavia mettere interamente a nudo la propria anima.
Suggestioni dall’arte egizia, evocazioni dalla scultura ottocentesca ed echi espressionisti sono alcuni dei riferimenti culturali rintracciabili nella sua opera, tuttavia i ritmi franti delle superfici, le lacerazioni della forma, la ricerca quasi alchemica di identità umane celate negli elementi naturali, il fluttuante dinamismo delle immagini sono pregni del proprio vissuto e si traducono in quella singolare tecnica indefinita, sempre in bilico tra sentimento di immanenza e desiderio di trascendenza.